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Quasi tutti i sari che si comprano hanno un'estremità più
lunga per fare il blouse abbinato, costituita da circa mezzo
metro di stoffa, di un colore o di una fantasia complementari.
Questo capo pare sia stato imposto dai colonizzatori
anglosassoni (il sari dell'antichità lasciava il seno
parzialmente scoperto, forse per facilitare l'allattamento) ma
è ormai entrato a far parte dell'abbigliamento tradizionale,
di cui costituisce un elemento indispensabile, benché
subordinato.
Al contrario del sari il blouse è rigorosamente tagliato su
misura e ricopre la parte alta del busto come una buccia, più
aderente di qualunque maglietta elasticizzata. Farsene
confezionare uno da una sarta indiana è un'esperienza
esilarante che consigliamo: collo, seno e spalle vengono misurati
in tutte le direzioni e, in due o tre giorni, per pochi euro,
si ottiene un delizioso top che scopre lo stomaco e segue
perfettamente le nostre forme, con lo scollo graziosamente
arrotondato e chiuso da gancetti invisibili.
Le classi medio-basse hanno un'autentica passione per i blouse
tanto stretti da dover lottare per entrarci (ricordate in
Salaam Bombay la madama che insulta il sarto perché il blouse
della giovane prostituta non è abbastanza stretto?). Ma per
quanto stretto, stranamente, una volta indossato il blouse non
dà fastidio e non toglie il respiro, perché fa forza
sull'ultimo giro di costole e su quel punto del braccio in cui
i muscoli si assottigliano per riallargarsi poi nella spalla.
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